La segretaria di Churchill by Susan Elia MacNeal

La segretaria di Churchill by Susan Elia MacNeal

autore:Susan Elia MacNeal [MACNEAL, SUSAN ELIA]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2023-06-06T12:00:00+00:00


16

Maggie era in ritardo.

Corse nella foschia fredda per arrivare alla fermata dell’autobus su Regent Street e arrivò alla London School of Economics dopo le sette. John la stava aspettando nella gelida hall piena di fumo, appoggiato contro una colonna ionica decorata con foglie di magnolia, le mani affondate nelle tasche della giacca.

«Ah» disse, addolcendo per un attimo i tratti angolosi del viso. «Eccoti.» Appariva stanco e pallido, e aveva gli occhi cerchiati.

«Ciao, John» lo salutò lei. “Be’, almeno la conferenza sta iniziando, quindi non dovremo parlare” pensò. «Entriamo?»

Lui le fece un inchino cortese. «Dopo di te.»

Trovarono due posti vicini in fondo alla sala affollata di chiassosi studenti che parlavano ad alta voce tra loro e puzzavano di fumo e di umido, avvolti nelle sciarpe viola e gialle della scuola. Osservandoli, Maggie provò una fitta. “Qui è dove avrei potuto studiare io” pensò. “Almeno zia Edith avrebbe approvato questa uscita serale. E, dopo tutto, qui è dove insegnava mio padre.”

Col passare dei minuti calò tra loro un imbarazzante silenzio.

Ben presto le luci dell’auditorium si abbassarono e Anthony Eden salì sul palco. Maggie lo riconobbe per averlo visto in ufficio: corporatura media, folti baffi scuri, occhi neri e mascella squadrata. Quando terminò il discorso sull’importanza di tenere alto il morale nonostante gli attacchi, Maggie indossò il soprabito.

«Qui vicino c’è un caffè molto carino. Ehm... ti andrebbe di bere qualcosa?» propose John.

«Discuteremo... quella faccenda?»

«Ovviamente.»

Sedettero su due traballanti sedie in legno e John si chinò e sistemò una scatola di fiammiferi schiacciata sotto il piede del tavolino con il piano in marmo per stabilizzarlo. Maggie si guardò intorno: le pareti erano rivestite di carta da parati con rose rosa e ortensie azzurre ormai stinte, e le cameriere avevano l’aspetto stanco e terrorizzato. Ordinarono due tazze di caffè.

Nel tentativo di rendere potabile la brodaglia marrone, Maggie versò nella tazza di ceramica rossa un goccio di quello che passava per latte e mescolò. «Moto browniano» osservò tenendo la tazza tra le mani per scaldarle. «Quando mescoli il latte, il liquido vortica e si disperde, ma se giri al contrario, non si ricompone. Non puoi separare le cose mescolandole.»

«Dio è newtoniano, quindi?»

«A dire il vero, io credo nel libero arbitrio.»

«Ma sei una studiosa di matematica!»

«Le due cose non si escludono.» Bevve un sorso. «Mi manca proprio il caffè americano.»

John si mostrò offeso. «Il caffè inglese è buono.»

«No, non lo è. Andiamo, siete tanto esigenti riguardo al tè che potreste prestare la stessa attenzione al caffè. Quando è fatto bene – scuro e corposo – è buonissimo.»

John drizzò le spalle. «Be’, mi spiace che non sia di tuo gradimento. C’è una guerra in corso, sai.»

«Ma non è un problema, John.»

Sedettero per un po’ in un silenzio imbarazzato. “Ovviamente è stata una pessima idea.”

«E poi gli americani non sanno fare il tè.»

“Oh, per l’amor del cielo.” Lo guardò incredula.

Lui appariva confuso. «Intendevo solo che il caffè...» poi, distogliendo lo sguardo, «non è questione del caffè, è che non puoi andare in giro a criticare gli altri paesi quando lì sei un’ospite.



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